EL RINCÓN DE LA ESCRITURA


"Il Mucca Bar"  de Veronica Boulais, alumna del CCI, curso B1.

L’Ultima moda nel paese di Stranalandia, quando i ragazzi hanno sete, è avere in casa: un Mucca-bar. Tra le diverse subspecie, la più comune è senza dubbio il “Bovidae Birrus” (*): Alto come una lavastoviglie; biondo come l’orzo che mangia a tutte le ore; una pancia rotonda come un pallone, con le sue mammelle argentate. Il giorno della partita, gli mettono una grande sciarpa, con i colori della squadra intorno alla sua grossa testa di vacca felice. È ugualmente importante che porti una scarpa da ginnastica in ognuna delle sue quattro zampe. Quando la squadra segna un goal, la mucca grida uno stonante “MUUOOOL, MUUOOOL !” stirando le orecchie e la coda, e distribuisce birra frizzante e dorata per tutti.

Non l’ho visto mai, ma sembra che ci sia anche un altro tipo di Mucca-bar del genere esotico, importato dalla Spagna: Il piccolo “Bos Aransus” dalla pelle ruvida ed arancione, che salta di albero in albero come uno scoiattolo (ma lo prendono facilmente). Dicono, che dopo la pioggia, facendo pressione sulla sua pancia, almeno sei ragazzi possono bere un meraviglioso succo allo stesso tempo.

Ma fra tutti i tipi di Mucca-bar del mondo, il mio preferito è il “Bovidae Caffèlattus”. È probabile che sia l’animale più carino per i bambini della casa : è docile e tenero, vellutato come un gattino e di color bianco e nero, a pois. È coccolone, gli piace rimanere addormentato sulle gambe della nonna quando fa la maglia, o si arrotola sul sofà al tuo lato quando guardi la TV. E poi alle cinque, gli fai la domanda: “ Mi dai un caffè?” Allora fa: “MUUUIIF” prima di servirti un caldo e schiumoso cappuccino, dolce e cremoso come il latte condensato.

Nota: È molto famosa una vacca violetta che abita in montagna e dà tavolette di cioccolato. Ma quella è solo una invenzione commerciale che non esiste,…e questa non c’entra qui !

 

(*) Nome scientifico della mucca : “Bos Primigienius Taurus”, genere : “Bovidae”

 

Veronica Boulais Leclerc Chalvet


"Era una notte buia e tormentosa..." Relato de Carmen Vázquez, alumna del CCI.

Era una notte buia e tormentosa, la luna era piena, pioveva e le luci non funzionavano. I lampi proiettavano sulle pareti forme fantasmagoriche.

Ho guardato l’orologio. Era mezzanotte.

Nella scala ho sentito un urlo che sembrava un guaito, e dopo, una porta che si chiudeva violentemente. Ho sentito un brivido. Ero sola. Ho deciso di accendere la radio e ascoltare le notizie. Con la candela nelle mani mi sono indirizzata alla cucina dove avevo una radio a batteria.

Non capivo niente. Parlavano delle rivolte, ammutinamenti, della gente strana che correva nelle vie.

Si sono collegati in diretta con il cimitero. La giornalista quasi non poteva parlare.

I morti uscivano dalle loro tombe.

 

Joselito el Gallo, Manolo González e i fratelli Vázquez: Pepe Luis e Manolo si erano messi l’abito da torero e pretendevano di indirizzarsi alla Maestranza a protestare contro il divieto del toreo in Catalogna.

Juanita Reina che cantava “Francisco Alegre” sopra la sua tomba, animava una moltitudine di zombie mentre scriveva un graffito che diceva : “La cultura non si vende”.

Antonio “il ballerino”, protestava aspramente contro il posto dove era sepolto vicino ai bagni del cimitero. Che grossolanità!

Gli zombie betici dopo lo 0-5 di quella sera contro il Real Madrid, volevano uscire dal cimitero e linciare l’allenatore. Dicevano che i calciatori sembravano morti viventi. “Come morti viventi, noi, che abbiamo più esperienza!”.

“I sevillisti” non hanno voluto interrompere il loro sogno e hanno continuato a dormire.

Tanta era la confusione che la Centuria Macarena Defunta in plenum è uscita dalla sua tomba per mettere in ordine l’area.

 

Le notizie si mescolavano e la gente chiamava per raccontare quello che succedeva nel suo quartiere.

Le tombe delle chiese si stavano aprendo.

Dalla chiesa di Santo Martino, è uscito il corpo di Juan de Mesa che ossessivamente cercava legno da intagliare.

Qualcuno che era lì, gli ha detto che se cercava “più legno”, si doveva indirizzare alla piazza dell’Incarnazione. Lí lo avrebbe trovato nel monumento chiamato “I funghi”.

Girando , nella Via Lerena, ha visto le cialtrone sedute nei loro portoni che, dopo avere visto l’abbigliamento di quelle ragazze che correvano urlando, cominciarono a scrivere un cartello che diceva: “Più decenza e meno concorrenza”.

 

La piazza dell’Incarnazione sembrava una festa. Tale era il rumore che i morti della chiesa dell’Anunciazione che era di fronte, si sono svegliati.

È stato visto uscire Becquer con la sua mantella e tutto con un viso sciupato,  domandando dove si poteva bere qualcosa.

Si è ricordato che il quartiere dove era nato, era sempre stato molto allegro, e si è indirizzato a “l’Alameda di Ercole”.

Lì è stato visto due ore dopo con una bottiglia di Cruzcampo in una mano e una canna nell’altra mentre parlava rilassato con un hippie.

 

Nel Museo Archeologico, le sculture di Venere e Minerva domandavano riscaldamento centrale perché nelle loro sale faceva freddo e c’era umidità.

Mercurio alato, volava dicendo che a lui quello che veramente piaceva era la vespa del portiere.

La dea Astarté è andata a vedere il tesoro del Carambolo e , vedendo che era una pessima imitazione ha detto : “Questo fa schifo! Ed è ritornata al suo trono”.

L’imperatore Adriano ha approfittato e si è appeso la magnifica collana dorata dicendo che lui aveva sempre preferito la bigiotteria. E dopo è andato a fare un giro con Mercurio in vespa nel parco.

Un poliziotto li ha fermati nel Corso della Borbolla.

Mercurio dopo avere detto. “Lei non sa chi sono io” e presentarsi come il dio che era, è stato interrotto dal poliziotto che per mostrare la sua conoscenza ha detto che se con chi parlava era Mercurio, lui era l’imperatore Adriano. A questo, Adriano molto dignitosamente ha contestato: “No, l’imperatore sono io”.

Poco tempo fa aveva fermato un carro guidato dalla mummia di Tutankamon che era a Siviglia in un’ esposizione itinerante.

“Sono stufo di quelli che abitano qui, e adesso vengono tutti questi stranieri!”.

 

Ho guardato dalla finestra. Un centinaio d’uomini lupi affrontavano i poliziotti. C’erano barricate e avevano bruciato pneumatici. Fra loro ho distinto il mio vicino del quinto piano.

 

Che peccato!. Così un bel ragazzo. Adesso ho capito perché spendeva tanti soldi in depilazione!

 

Carmen Vázquez